L’argomento della nanna di un neonato è delicato e controverso. Tutte le persone che abbiamo intorno sembrano essere prodighe di consigli su come crescerlo e come farlo dormire.
Ma ricordiamo che ogni bimbo è diverso dall’altro e che ha esigenze particolari e tutte sue nell’arco del primo anno di vita soprattutto.
Le teorie sui metodi per far dormire i bambini sono talmente tante che non basterebbe un manuale per elencarle tutte, mio figlio non ha chiuso occhio per 12 mesi consecutivi e credo di aver provato tutto ciò che si poteva provare, dagli sciroppi ai vari metodi “addormentabambini” fino ad approdare inconsapevolmente al co-sleeping.
Cos’è?
Sostanzialmente è composto di due parole: sleep dormire e co insieme.
Ci sono diverse teorie a riguardo che vanno dal dormire nello stesso letto con mamma e papà, al dormire nello stesso letto con fratelli e sorelle.
Un recente studio americano ha provato che i bimbi abituati a dormire in compagnia sono più socievoli e più aperti alle novità rispetto ai loro coetanei abituati a dormire da soli.
Ma lasciamoci guidare dal nostro istinto materno e guardiamo anche ciò che fanno le altre mamma in natura: la maggior parte di loro dorme con i piccoli finchè questi non sono autosufficienti: gli uccellini, i leoni, le scimmie e via dicendo…
Perché dormire insieme?
Sostanzialmente, nelle prime settimane di vita del neonato, mamma e bambino dormono nella stessa stanza per via dell’allattamento notturno. Poi le nonne, le mamme e i vicini di casa avvertono che se non abituiamo nostro figlio a dormire in camera sua, prenderà “il vizio” e non dormirà mai più da solo. Invece dormire insieme spesso rassicura le mamme un po’ ansiose perché sanno di avere il bimbo accanto e di poter accorrere ad ogni richiamo e, spesso, rassicura i bimbi un po’ ansiosi perché se si svegliano durante la notte sanno che i loro genitori sono lì e si riaddormentano più facilmente.
La maggior parte delle madri attente ai bisogni del bambino, risponde in maniera costante, coerente e sensibile alle richieste di vicinanza e di rassicurazione.
Così nel tempo il bambino si “rassicura” e finisce per “sapere” che la mamma, anche se non c’è, è pronta ad accorrere al bisogno. Finisce inoltre per “sapere” di essere capace ed efficace nel richiamarla, e che, quando ce ne sarà il bisogno, potrà farlo facilmente.
Paradossalmente più al bambino piccolo verrà data la possibilità di stare vicino alla madre quando lo richiede, più sarà capace in seguito di stare da solo.
Più verrà accolto il suo desiderio di dipendenza quando è piccolo, più facilmente diventerà, in seguito, autonomo.
Trascurare sistematicamente le richieste di vicinanza del bambino o rispondervi in maniera incostante rallenta o ostacola questo processo di formazione della “sicurezza interiore”.
Pertanto si può concludere che ogni madre sa che il bimbo piccolo può chiedere di stare vicino di notte soprattutto quando è più piccolo, quando ha paura, quando è malato, quando è ansioso per qualunque motivo e che fornire un “co-sleeping a richiesta” come si fa con l’allattamento è probabilmente la strategia più giusta.
Cosa dice la scienza
Gli studi di epidemiologia ci dicono che a 9 mesi l’84% dei bambini si sveglia almeno una volta con un picco di risvegli a 2 anni; fino ai 3 anni, e soprattutto verso i 18 mesi, moltissimi bambini dormono nel lettone con i genitori per tutta la notte o per una parte della notte, questa abitudine diminuisce negli anni e tra i 5 e i 10 anni praticamente tutti imparano a dormire tranquillamente da soli.
Questo è ciò che è accaduto a me.
Per 12 mesi, tutte le notti, Matteo si svegliava intorno alle 3, lo allattavo e poi fino alle 5:30 si faceva baldoria. Alle 7 suonava la sveglia ed alzarsi non era semplice!!!
A luglio, quando Matteo aveva 10 mesi, siamo andati in vacanza da soli io e lui e, per comodità, ho tolto una sbarra al lettino e l’ho attaccato al mio letto. Da quel momento Matteo ha cominciato a dormire ed io a documentarmi sugli effetti benefici del co-sleeping. Dopo 15 giorni ha anche smesso da solo di prendere il seno durante la notte e non ne ha più voluto sapere di essere allattato.
Sono sempre stata un fanatica della privacy del lettone, il luogo delle coccole di mamma e papà, ho sempre difeso quel luogo “sacro”, ultimo baluardo della coppia che si era prima di diventare genitori. Ho sempre creduto che salvaguardare il lettone dagli “intrusi” volesse salvaguardare la coppia. Mi sbagliavo. Matteo ora ha 27 mesi e dorme ancora con noi, lui nel suo lettino senza sbarra attaccato al lettone e noi nel nostro letto. Mi è capitato di vederlo spesso mettersi seduto, osservare me e il padre, rimettersi giù e riaddormentarsi.
Mi è capitato di ritrovarlo nel lettone a fare le coccole a me o al padre e poi far ritorno nel suo lettino.
Consiglio a tutte le mamme di bambini “insonni” di provare il co-sleeping, proprio come si prova il “metodo Estivill” o il Nopron. Sono sicura che vale la pena tentare.
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