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venerdì 22 gennaio 2010

il metodo estivill (o ferber)



Tutte le mamme che mi hanno conosciuta a scuola di Matteo come pedagogista dicevano sempre:"per te è facile crescere un figlio: tu sai tutto!!!"
Fosse vero! dare consigli alle altre mamme è un conto...ma quando ci si ritrova a crescere un demonietto... la pedagogia, spesso e volentieri, va a farsi benedire!!
Matteo non ha chiuso occhio fino a 12 mesi. All'epoca io lavoravo. e tanto.
Avevo i contratti firmati...non potevo esimermi...li avevo firmati prima di sapere che ero incinta.
Ho partorito l'11 settembre (giorno del compleanno di papà andrea!!!) e sono andata in maternità il 3 settembre dopo aver inaugurato l'apertura del nido aziendale telecom di cui avevo curato l'aspetto pedagogico didattico, materiali, arredi, selezione del personale...
Il 23 Settembre ero di nuovo a lavoro per le riunioni con i genitori...e con pargolo al seguito...un pargolo che non ne voleva sapere di dormire...
Prima o poi, come è accaduto a me, tutti i genitori di bambini con difficoltà nell’addormentamento, incappano in questo “metodo” e provano a metterlo in pratica sperando che funzioni…
Estivill promette il 98% di successi se viene pedissequamente seguito. Il sonno viene definito un'abitudine, e come tale deve essere appreso. Questo apprendimento non è un fatto endogeno, ma esogeno, ossia avviene in maniera corretta se viene costruito correttamente dai genitori. Ritorna il mito dell'educabilità assoluta, di prussiana memoria  una specie di utopia pedagogica basata sull'idea dell'assoluta plasmabilità dell'essere umano. Indubbiamente questo è l'elemento più inquietante del metodo, in quanto non è basato sui principi dei grandi metodi del Novecento, quali il metodo montessoriano o il metodo scoutistico, per fare soltanto due esempi, che hanno nella libertà (e quindi nell'elemento endogeno) il loro punto di forza.
Qui è il contrario: il punto di forza è l'esterno. Occorre far apprender il sonno, è un'abitudine, ribadisce Estivill, e quindi necessita di essere inculcata in maniera ben definita. L'elemento che più denota questa accentuazione è il fatto che Estivill non dà nessuna importanza all'età del bambino o della bambina: per lui è irrilevante. Dice testualmente che “non c'è nessuna differenza tra un bebé e un bambino di quattro anni”.  Questa connotazione appare il tratto più a-scientifico del metodo, in quanto è noto che il primo anno di vita del bambino presenta caratteristiche di dipendenza assolutamente incommensurabili rispetto alle età successive. Quindi nella gestione del bambino fino a un anno, proprio per favorire un buon attaccamento primario, la presenza della madre è un fattore ben diverso che non nei periodi successivi.
Non solo, egli cita un esempio che fa rabbrividire: come una mamma insegna al bambino a mangiare con gesti meccanici come: mettere il bavaglino, mettere il bimbo sul seggiolone, proporgli cucchiaio, forchetta e coltello e così via, nello stesso modo deve insegnare al bambino il sonno!!!

Il metodo Estivill in poche righe
I genitori organizzano la cameretta del bambino, affidandogli un pupazzo, e costruendo quello che Estivill chiama un'immagine favorevole, come può essere una giostrina, o una luna. Inoltre, se il bambino lo usa, gli si lascia il ciuccio.
A quel punto i genitori fissano l'orario dell'inizio del sonno, che rimarrà sempre lo stesso, e mettono il bambino nella sua cameretta, dopo un breve momento affettivo (una decina di minuti) fuori dalla camera.
I genitori salutano i bambino, rassicurandolo sulla presenza dei genitori e quindi escono. Il bambino piangerà.
Estivill elabora una tabella di rientri genitoriali nella camera, che vanno poi progressivamente scemando, finché il bambino, nel giro di una settimana, si abituerà a restare da solo.
Estivill è ben consapevole della difficoltà non tanto del bambino quanto dei genitori di reggere il pianto infantile, e si affida alla determinazione dei genitori. A p. 39 dice: “Basta che il bambino sgarri una volta perché il metodo fallisca”. Questo dimostra lo scaricamento colpevolizzante sui genitori stessi, che, nel caso (probabile) in cui il metodo fallisca, si trovano oltre al danno anche la beffa.
Il metodo è molto semplice, ed è costruito su un principio tecnico molto preciso, ossia che il bambino non deve associare il sonno alla presenza dei genitori, ma agli elementi simbolici fornitigli. Se lo associa alla presenza dei genitori, Estivill dice che gli stessi si troveranno costretti per anni a stare vicini al bambino. (Può essere una costrizione stare vicino al proprio figlio?)
L'effettiva sostenibilità di questo metodo viene scarsissimamente considerata, se non continuando a ribadire la necessità di una ferrea determinazione nel non lasciarsi trascinare nei pianti infantili, pena il decadimento dell'efficacia del metodo stesso.
C'è una frase che sintetizza il metodo Estivill: “Il bambino è troppo piccolo per imparare quanto è importante dormire da solo, vorrebbe semplicemente sentirsi protetto in vostra compagnia.” Questa frase dà l'idea della sostanziale esternalizzazione di questo approccio, che non consente ai genitori di poter elaborare i loro dubbi e trovare delle strategie adeguate.
Può essere comprensibile che in un periodo di forte incertezza ci sia un ritorno a posizioni medico-pedagogiche veramente arcaiche. Questo non toglie la necessità di fare chiarezza e anche di tutelare i genitori da un approccio così meccanicistico.

Dalla parte del bambino

Cosa impara il bambino? Impara a dormire da solo? Indubbiamente si…ma a quale costo?
Il pianto è l’unico modo che ha nostro figlio di comunicare con noi. Con il pianto il bimbo comunica tutto: paura, freddo, dolore…
Egli penserà: ho freddo e piango: mamma vieni a coprirmi…ma la mamma non arriva…mamma ho paura e piango vieni a consolarmi…ma la mamma non arriva…la notte successiva non piangerà più ricordando che tanto la mamma non arriva.
Io non ho dormito, come tante altre mamme, per un anno intero. Ho allattato a richiesta per un anno intero. 
Come ho fatto a sopravvivere?
Quando Matteo aveva 3 mesi ho avuto un incidente stradale perchè mi sono addormentata in macchina. Per fortuna non mi sono fatta male ma ho capito che il mio corpo non ce la faceva a reggere dei ritmi così massacranti.

Ho cercato l'aiuto di tutti, in primis quello di Andrea. Facevamo una poppata ciascuno durante la notte. Mi toglievo il latte e glielo lasciavo nel bibe. E, ogni venerdì notte, portavo Matteo da mia madre in modo da poter dormire una notte intera.
Poi sono approdata inconsapevolmente al co sleeping...ma questo ve lo racconto domani!!!

7 commenti:

  1. Io sono per il cosleping, vedi il mio ultimo post, Estivill lo abbatterei

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  2. anche io sono per il cosleeping...ma tutte le mamme che mi scrivono su http://forum.pianetamamma.it/pedagogista-risponde-online/
    non fanno altro che chiedermi di estivill!!!
    che io non tollero proprio!!

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  3. estivill è una BESTIA, non so come facciano le mamme a seguire alla lettera ciò che dice quel libricino immondo :-(((.. poveri bimbi...
    Un applauso a questo tuo bellissimo articolo :-))

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  4. ciao romy, benvenuta nel mio blog!!! vedo che sei mamma anche tu...forse, le mamme che seguono estivill, lo fanno solo per stanchezza...grazie per i complimenti, anche io piuttosto che seguire estivill mi farei tagliare una mano!!! bacio

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  5. Spero di non essere giudicata come una mamma cattiva e insensibile... io ho letto il libro Fate la nanna poco dopo la nascita del Topastro, me lo aveva prestato un'amica. Non ho messo in atto il metodo Estivil subito perchè il mio Topastro è stato molto bravo: quando era piccino si svegliava di notte solo per mangiare e poi si riaddormentava subito. All'età di 5 mesi è stato sfrattato dal lettino che era posizionato in camera con mamma e papà ed è stato trasferito nella sua cameretta. Non ha mai avuto tanti problemi nell'addormentarsi nè nel dormire. Infatti a 5 mesi e mezzo ha iniziato a dormire tutta la notte dopo essersi addormentato da solo nella sua cameretta :-)
    Però ha avuto un periodo, prima di compiere un anno, in cui piangeva prima di addormentarsi. Allora ho rispolverato il libro e ho messo in pratica ciò che avevo letto. E non mi è sembrato così terribile. Io ero assolutamente convinta che il mio Topastro piangesse prima della nanna solo perchè aveva capito che poteva esserci un'alternativa all'addormentarsi da solo nella sua cameretta, ovvero tra le braccia di mamma, nel letto di mamma. Lui dormiva già nella sua cameretta da solo da mesi e non volevo che perdesse questa bella abitudine. Non sono per niente pentita di aver fatto piangere un po' il Topastro perchè dopo poco si è abituato nuovamente a dormire nella sua stanza e ad addormentarsi da solo dopo aver ricevuto una buona dose di coccole, sostituita ora che è grande con la lettura di una storia. Ogni tanto gli permetto di venire a dormire nel lettone con me ma deve essere un'eccezione.
    Non so cosa avrei fatto se avessi dovuto applicare il metodo quando era piccolo piccolo o se lui fosse avesse pianto tanto tanto. Forse non avrei insistito, o forse si.
    Inoltre ho applicato il metodo seguendo il mio buonsenso, ad esempio alcune volte ho avuto l'impressione che piangesse perchè non aveva sonno e quindi l'ho portato a giocare e rimandato l'ora della nanna. :-)

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  6. appunto cara pollon,
    è proprio questa la chiave: il buon senso!!!
    per il tuo topastro, in quel momento della sua vita, era adatto quel tipo di impostazione...ma pensa ad un bimbo di 5 mesi che si sveglia 3/5 volte per notte e viene lasciato piangere...è lì il problema, tranquilla, non credo tu sia insensibile, sei una mamma accorta e presente.
    bacio e grazie per aver postato la tua esperienza

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  7. a tutte le mamme che pensano di adottare il sadico metodo di estivill, consiglio ,con il cuore, un bellissimo libro "facciamo la nanna" di G. Honegger Fresco, allieva montessori

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